Ultimo aggiornamento: Mercoledì, 27 Dicembre 2023 Ore 00:26:14 Aggiorna

Intervista a Francesco Riva: come scegliere il business in cui investire

Investorado ha incontrato l'imprenditore canturino, che nel corso della sua carriera professionale ha investito in diversi business


Trovare un’opportunità, crescere e poi uscirne. Queste sono le parole d’ordine di Francesco Riva, noto imprenditore di Cantù, che nel corso della sua vita si è occupato di differenti tipologie di business, in mercati diversi. Durante la sua carriera è riuscito anche a reinventare l’azienda di famiglia.

Investorado l’ha incontrato per farsi raccontare come sceglie gli investimenti e in che modo si pone gli obiettivi del suo business.

Iniziamo dalla carriera. Mi può raccontare la sua esperienza professionale?

La mia esperienza professionale è molto ampia. Sono partito lavorando nell’azienda di famiglia. Purtroppo mio padre è venuto a mancare quando ero ancora giovane e sono subentrato nell’azienda che ha fondato mio nonno, la Riva Cantù. Negli anni ‘80 era una delle aziende più importanti nel settore dell’arredamento. Avevamo collaborazioni con grandi designer come Citterio e con fotografi del calibro di Oliviero Toscani.

Dall’azienda poi ho sviluppato il mio business all’estero, in Paesi come il Kazakistan e il Tagikistan, spostandomi da un asset aziendale a uno focalizzato sui servizi. Poi, pian piano, sono entrato in altri segmenti di mercato come quello del real estate, della finanza, passando anche dalla ristorazione.
Attualmente sono tornato a dedicarmi alla Riva Cantù. Ho rilanciato l’azienda e di recente sono entrato nel settore del real estate, dove collaboro con importanti progetti immobiliari, nei quali mi occupo della parte di design interno delle abitazioni.
La mia azienda adesso lavora sia per privati, sia per il BtoB, con due concept e due modi di approccio differenti.
Nel tempo cambiano i clienti, le esigenze e il mercato; è necessario sapersi adeguare e capire dove sviluppare il business.

Come sceglie il business in cui investire?

Non ci ho mai pensato. Non è solo una caratteristica che ti fa propendere per una cosa piuttosto che per una altra, anche se le valutazioni che faccio seguono delle logiche. Quando ad esempio ho iniziato il business nella ristorazione avevo deciso di vendere i miei asset che avevo costruito in Kazakistan. Poi un giorno sono entrato in un centro commerciale per caso, e stavo mangiando in una focacceria che mi era piaciuta particolarmente.
Ho iniziato ad interessarmi al modello di business e a questo settore, cercando di studiarlo da vicino; è così che è nato un franchising che mi ha permesso di affacciarmi al mondo del food.
Allo stesso modo nel mondo del real estate sono venuto in contatto con delle persone di alto profilo che operavano nel settore e ho capito che c’era l’esigenza di arredare le case su misura, in un certo modo e con professionalità. Sono così arrivato a fondare un’azienda che facesse questo. Tutto parte da un’intuizione, da qualcosa che mi sembra interessante, poi sviluppo la mia idea.

Non svolgo nessuna analisi di mercato per capire i settori che vanno meglio o performano di più. Mi capita di vivere delle situazioni e poi mi informo relativamente al mercato con cui vengo in contatto. Dipende molto da quello che vedo personalmente nelle cose, al di là dei numeri.
Con questo non voglio certo dire di essere uno sprovveduto. Quando penso che un business possa essere interessante poi mi informo e se lo ritengo opportuno ci entro gradualmente.

Mi ha parlato di franchising. Cosa ne pensa di questo modello di business?

Bisogna dirlo. Nell’ambito del franchising ci sono aziende più o meno serie.
Il franchising ti pone di fronte alla possibilità di poter sperimentare un business che tu non conosci. Io ad esempio non conoscevo il mondo della ristorazione e i punti critici di questo mercato e tramite il franchising ho avuto la possibilità di entrarci passo dopo passo.
In genere il problema è chi ti trovi davanti. Se chi vuole fare franchising ha un obiettivo serio e responsabile allora mi guida e mi fa crescere. Al contrario chi lo fa solo per far investire chiunque, senza guardare le intenzioni di chi entra non ti dà il supporto che invece ti aspetteresti, non merita di essere seguito.

Diventa fondamentale avere la capacità di valutare chi si ha davanti e capire se c’è un interesse a sviluppare l’attività e a farla crescere o se si ha a che fare con qualche spregiudicato, a cui interessa trovare solo investitori, anche se è consapevole del fatto che alcuni investimenti andranno male.
2 aziende su 3 statisticamente non funzionano o falliscono. Con il franchising si può avere il know how e di conseguenza la possibilità di limitare i tuoi errori e il tuo rischio. Il grosso vantaggio è questo. Inoltre è fondamentale informarsi sull’effettivo grado di sviluppo della società in cui scelgo di investire, sulle operazioni positive o negative e infine bisogna verificare i conti economici. Ci si può affidare alla “casa madre” ma non in toto: con spirito critico e di analisi si può capire se quello che loro ti dicono e i piani di crescita che ti presentano sono verosimili o meno.
Sembra una banalità ma non lo è. Chi fa errori nel franchising non valuta questi aspetti.
Poi è evidente che un imprenditore si assume dei rischi per definizione ed è possibile fallire anche adottando tutti gli accorgimenti del caso.

Quali sono le modalità con cui si entra in un business già esistente?

Dipende dai vari business. Le faccio un esempio.
Quando mi sono approcciato al mondo del food ho capito che inizialmente avrei dovuto stare nel franchising per capire l’azienda e vedere da vicino quella tipologia di business.
In seguito abbiamo avuto un tale sviluppo per cui era implicito che avremmo scalato l’azienda e saremmo diventati proprietari della società; cosa che poi è successa. C’è stato un percorso: sono entrato in punta di piedi, ho verificato il business come franchising, ho aperto un certo numero di punti vendita in un anno e poi ho acquisito una tale forza nei confronti del brand da riuscire addirittura a diventare il proprietario del brand stesso.
In altre situazioni ci sono approcci diversi che non permettono questo o non hanno questo intento.
In altri business partecipo perché posso portare alcune conoscenze che hanno un valore: in termini di project management o a livello finanziario per citare due esempi.
In generale però non c’è uno schema preciso: dipende se si ha la volontà di partecipare al business come player di riferimento o come player di minoranza.

La logica di fondo è che dev’esserci sempre un obiettivo e una way out, una exit strategy.
Quando entro in un business mi do degli obiettivi economici e temporali. E cosa fondamentale: la exit strategy la decido a priori. So già come uscire e quanto tempo penso di investire.
Devo avere obiettivi temporali ed economici. Una volta che li raggiungo esco, se non li raggiungo o esco, oppure subentrano altre logiche di comportamento.
In seguito posso decidere di restare nel business e pormi un altro obiettivo o uscire comunque, anche se ho una perdita.

Quali sono gli errori da non fare per gli investimenti?

Di sicuro non bisogna sottovalutare l’investimento, anche se è un consiglio quasi banale.
E mi ripeto. Non avere un obiettivo di tempo e un obiettivo concreto non ti permette di sapere quanto e cosa chiedere all’investimento.
Io devo avere poi delle scadenze che rispetto quando il business è in progress, oltre che delle idee chiare sul percorso che farò.
Passo dopo passo vedo se l’evoluzione del business in sé è in linea con le mie aspettative.
Se non ho una programmazione non posso sapere l’evoluzione e come agire nel tempo.

Come si esce da un business già esistente? Le modalità di exit strategy

Dipende dal business e soprattutto da quanto l’ho pianificato. Le strategie di uscita le fisso già prima di entrare, ponendomi come ho detto, degli obiettivi nell’arco temporale.
Quando sono entrato nel mondo della ristorazione questo ha richiesto investimenti importanti.
Io di solito abbraccio un arco temporale che va dai 3 ai 10 anni. Nel campo della ristorazione l’operazione è durata proprio 10 anni perché è stata particolarmente articolata.

Dove pensa che si focalizzerà il suo business in futuro?

Adesso sono molto concentrato su quello che sto facendo poi quando porto a termine gli obiettivi penso al resto. Quando mi dedico a un business mi concentro e mi focalizzo su quello che faccio. Se ho 2 o 3 operazioni le seguo bene e sono operativo, guido il business con le mie idee e come piace a me.
Non so dire dove investirò, ad esempio tra due anni, quando i business che sto sviluppando adesso saranno verosimilmente esauriti.
Non guardo al dopo e mi concentro sul presente, per arrivare agli obiettivi che mi sono prefissato.
Quando gli investimenti che ho in essere saranno esauriti penserò al futuro.

Francesco Riva è la dimostrazione di chi sa muoversi nel mondo degli affari e i suoi consigli sono preziosi per chiunque. Le parole d’ordine sono quindi obiettivi ed exit strategy: senza le idee chiare e senza una strategia d’uscita nessun investimento può essere soddisfacente, a prescindere dal settore e da chi lo faccia.

Stai pensando di investire in un settore specifico o vuoi avviare la tua idea di business personale? Continua a seguire Investorado. Nei prossimi articoli seguiranno altri approfondimenti e interviste di esperti del mondo economico-finanziario.