Ultimo aggiornamento: Venerdì, 13 Settembre 2024 Ore 09:37:32 Aggiorna

Il Venture Capital in Reale Mutua Assicurazioni: intervista ad Andrea Birolo

Investorado ha incontrato il responsabile del Corporate Venturing: come vengono scelte le Startup in cui investire?


Andrea Birolo, Head of Corporate Venture Capital in Reale Mutua Assicurazioni, ci ha parlato della modalità di investimento nelle start up che adotta la sua azienda e di come, secondo lui, si evolverà in futuro il mondo degli investimenti di Venture Capital.

Inizierei parlando di come scegliete gli investimenti e di come li integrate nel vostro gruppo. Me lo può spiegare nel dettaglio?

"Attualmente sono responsabile del Corporate Venturing, una delle funzioni a riporto del digital innovation officer, oltre che una delle aree che si occupa di innovazione. Le altre aree sono il Reale Lab 1828 (il laboratorio d’innovazione), la Digital Factory, il Centro di Eccellenza Data Science e un’ultima divisione chiamata Ecosistemi & Partnership.
Le spiego di cosa ci occupiamo nello specifico.

Corporate Venturing è una funzione nata circa 2 anni fa all’interno di Reale Mutua e ha l’obiettivo di ricercare soluzioni di mercato sviluppate da start up per accelerare il processo di crescita del gruppo e supportare gli obiettivi del piano strategico, che guarda anche all’innovazione. In concreto mi occupo di ricercare sul mercato start up che offrano soluzioni in linea con le esigenze di Reale Group, esigenze che nascono sia per soddisfare le linee strategiche che quelle di business.

Ad oggi abbiamo 4 investimenti in portafoglio e stiamo lavorando per concludere il quinto. Non abbiamo un fondo di venture capital, ma destiniamo una parte di patrimonio del gruppo a queste soluzioni. Una volta identificata la start up che ci interessa, l’investimento viene fatto direttamente nell’equity della società.

È stato strutturato un processo, diviso in 4 fasi, che parte dal sourcing delle start up e arriva fino all’integrazione di questa nel gruppo. Il sourcing viene fatto per via di relazioni che abbiamo instaurato con i principali fondi, incubatori o acceleratori, con i quali condividiamo le aree di interesse per le quali ricerchiamo start up. Questi attori ci mettono in contatto con aziende ad alto potenziale e se queste sono di nostro interesse apriamo un percorso di due diligence che ha l’obiettivo di valorizzare la start up, ma anche di validare l’iniziativa dal punto di vista strategico e dell’innovazione.
Durante la due diligence analizziamo il modello di business della start up e la possibilità di integrarla nel nostro gruppo. Il processo è gestito internamente end to end e una volta concluso il contratto di investimento si passa alla fase più delicata, ovvero l’integrazione del mondo innovativo, lean e agile della start up con quello più tradizionale e già strutturato di Reale Group. È la fase più delicata, ma è anche il momento in cui si crea valore reciproco e quindi poniamo particolare attenzione, dedicando anche dell’effort specifico.

Il criterio principale per la ricerca e selezione degli investimenti nasce dal business tradizionale di Reale Group, guardando ad esempio alla nostra banca, alle compagnie assicurative o alla società di servizi del gruppo. Ciascuna di questa realtà ha il proprio piano e noi cerchiamo di capire se, all’interno di questo piano, l’attività del Corporate Venture Capital può diventare un acceleratore per raggiungere gli obiettivi.

Un secondo canale dal quale riceviamo gli indirizzamenti per la ricerca di startup sono invece le 4 aree del dipartimento di digital innovation del gruppo, che guidano la parte di innovazione. Se per esempio il laboratorio d’innovazione sta lavorando su uno specifico ambito e sta cercando delle soluzioni che possano agevolare il processo in quel settore, la mia area agisce sul mercato per ricercare soluzioni utili al laboratorio."

Parliamo adesso del futuro, mi può dire la sua visione per quanto riguarda gli investimenti di Venture Capital?

"Credo che il settore del Venture Capital in Italia sia agli albori; i volumi sono molto ridotti se pensiamo alla Francia o ad altri Paesi fuori dal territorio europeo. Questo non è legato a una mancanza di fondi, ma è dovuto soprattutto al fatto che non sia ancora presente un ecosistema di attori capaci di attrarre investimenti e di costruire un territorio fertile per agevolare la nascita di nuove start up.

Di recente sono stato in Israele: un mercato con 8 milioni di abitanti che investe nelle start up 5 miliardi di dollari all’anno. Questo dato è supportato dal fatto che i fondi, le compagnie assicurative e le start up stesse vivono un contesto che li agevola. Il Ministero dello sviluppo economico israeliano si occupa in prima persona e in modo diretto di innovazione, andando a supportare società estere che vogliono finanziare o investire nelle start up. Inoltre gli startupper sono tutelati dal fatto che lo Stato li supporta anche quando la loro azienda entra in difficoltà.

In Italia questo mix tra pubblico e privato manca, anche se qualcosa sta cambiando. Iniziano a nascere alcune linee di investimento gestite dallo Stato, che sono però ancora agli inizi. Insieme a questo, come le dicevo, è indispensabile un territorio in grado di recepire l’evoluzione. Manca ancora il canale che mette in contatto chi ha liquidità con gli startupper, ma sono fiducioso per il futuro perché a mio avviso questo aspetto verrà migliorato.

Anche l’attivazione stessa delle corporate e delle medie imprese italiane deve rappresentare un altro percorso utile al processo di maturazione per il settore del Venture Capital.
In Italia siamo ancora in pochi a fare investimenti diretti in start up, ma mi auguro che in futuro altre imprese intraprendano questo percorso. E me lo auguro per due motivi: il primo è che questo è uno dei modi principali per fare innovazione all’interno delle imprese e quindi per continuare ad essere competitivi. Il secondo motivo è che in questo modo si accelererebbe lo sviluppo verso un ecosistema adatto al Venture Capital.

La nota positiva sta nel fatto che alcuni fondi e incubatori tecnologici si stanno adoperando in prima persona per diventare attori principali in questo processo e sono mossi da una grande convinzione."

E per il futuro di Reale Mutua? Come pensate di agire?

"Per fare corporate venturing ci sono varie opzioni: si può costituire un proprio fondo di Venture Capital, si possono fare investimenti di Venture Capital in fondi già esistenti o è possibile finanziarie direttamente la start up. Noi abbiamo scelto quest’ultimo metodo, anche se 2 anni fa, per comprendere meglio come funzionasse questo mondo, facemmo un investimento in Barcamper Ventures, un fondo di Gianluca Dettori.

Abbiamo iniziato ad estendere la nostra capacità di ricerca di start up al di fuori del mercato italiano e questo è un elemento di enorme valore per supportare la strategia di Reale Group. Il mercato francese e quello israeliano, per i motivi che le dicevo prima, sono due mondi che stiamo cercando di sondare.
Saremo concentrati per capire come diventare attrattivi anche per soluzioni di business che non sono nate e cresciute in Italia.
La mission è sempre quella di supportare il processo di innovazione, a sostegno del piano strategico della nostra società, creando valore reciproco."
 

Gli investimenti di Venture Capital sembrano quindi essere in aumento per il futuro e in Italia ci sono grandi possibilità di investimento. Una società solida come Reale Mutua ci ha creduto e continua a crederci, anche per creare un’economia circolare tanto utile, quanto virtuosa, per il territorio e per i suoi abitanti.

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