Ultimo aggiornamento: Mercoledì, 27 Dicembre 2023 Ore 00:26:14 Aggiorna

Angelo Crespi: il mercato dell’arte raccontato a Investorado

Il noto critico d’arte ci ha parlato del tema “arte e finanza”. Qual è la tipologia migliore di arte in cui investire?


Abbiamo incontrato Angelo Crespi, noto critico d’arte, per avere un suo parere riguardo al mercato globale dell’arte e per parlare del tema “Arte e Finanza”. Quanto vale il mercato dell’arte? Come si è evoluto nel tempo? Qual è l’arte più apprezzata e che permette di generare ricavi?

Angelo Crespi da sempre si occupa di beni culturali e di arte contemporanea. Insegna all'Accademia Galli "Economia e diritto dell'arte". È consigliere di amministrazione del Piccolo Teatro di Milano. Fin dagli anni Novanta ha collaborato con i più importanti quotidiani italiani (il Giornale e il Corriere della Sera), dirigendo il settimanale di cultura il Domenicale. È stato consulente di alcuni grandi gruppi del sistema culturale italiano e universitario, oltre che di prestigiose gallerie d’arte, specializzandosi in seguito nel mercato dell’arte collaborando con banche e fondazioni. Attualmente si occupa di arte a 360 gradi e collabora con fiere ed eventi, curando svariati progetti artistici e culturali.
Di seguito il suo parere, raccontato a Investorado.

“Oggi il mercato dell’arte globale è stimato che abbia un valore di circa 67 miliardi di dollari annui ed è un mercato che da 20 anni a questa parte è in crescita. Nonostante le bolle speculative e alcuni momenti di rallentamento l’andamento di questo settore nel tempo è positivo.
È di facile intuizione come questo fattore interessi alla finanza, anche se il valore globale del mercato artistico è sempre difficile da quantificare. Circa metà del mercato dell’arte si svolge nelle gallerie e tra i mercanti d’arte; qui i prezzi non sono di dominio pubblico e di conseguenza è difficile stimare un valore preciso. Questo non accade nelle aste, dove i prezzi sono pubblici.

In ogni caso il mercato dell’arte negli ultimi anni è diventato maturo e subisce meno oscillazioni, anche grazie al numero di persone molto ricche, sempre più in aumento, che crescerà ancora nei prossimi anni.
Inoltre l’ingresso di nuovi Paesi e di valute diverse consente di percepire meno le oscillazioni del denaro.

Dal dopoguerra ad oggi è aumentato esponenzialmente anche il numero di collezionisti. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale c’erano 400.000 collezionisti al mondo. Oggi ne contiamo 70 milioni.

È interessante poi la questione dei ricchi e dei superricchi, siccome l’1% delle transazioni (su un totale di 40 milioni ogni anno), genera il 90% del fatturato totale. Il vero mercato è quindi di alta gamma, ed è quello che permette all’arte di prosperare. Parliamo di singole transazioni del valore di 1, 10 o 50 milioni.”

Arte e finanza: l’arte antica e l’arte contemporanea

“L’arte più apprezzata è quella contemporanea. Non c’è dubbio, la fetta più grossa del mercato è occupata dall’arte che va dal dopoguerra fino ad oggi. Se escludiamo artisti come Leonardo da Vinci, i prezzi più alti riguardano le opere d’arte contemporanea. Le cito tre esempi di artisti come Basquiat, Hockney e Jeff Koons, le cui opere sono state battute all’asta per cifre vicino ai 100 milioni.
In passato invece il mercato dell’arte era dominato dall’arte antica, seguito dagli impressionisti e dell’arte moderna.

L’arte nel periodo storico che stiamo attraversando è aiutata anche da un contesto in cui gli investitori hanno liquidità, ma i rendimenti sono bassi, se non addirittura negativi. Chi ha liquidità investe negli strumenti finanziari e l’arte sembra essere quasi diventata uno strumento finanziario. È vista come un settore speculativo, siccome non c’è nulla di certo, e può essere frequentato dalla finanza. In questo mercato però subentra anche il cosiddetto dividendo estetico, che non ha valore economico.
Colui che compra arte è per definizione un amante del bello e lo fa anche per diletto personale, o per arredare l’ambiente nel quale verrà installata l’opera.

Con l’arte contemporanea, nel caso si abbia un mero interesse speculativo, è però possibile generare dei buoni ricavi. Ad oggi le banche strutturano addirittura dei prodotti finanziari per coloro che vogliono chiedere un prestito con l’intento di acquistare arte (questo avviene soprattutto tra gli appassionati che vogliono migliorare la loro collezione).
Inoltre la velocità nella compravendita delle opere è maggiore rispetto al passato: sono rivendute anche a distanza di 1-2 anni, mentre in passato potevano trascorrere dei decenni.
Le banche hanno un’attenzione riguardo a questo trend e si dotano, per quanto possibile, di figure specializzate in modo che il loro cliente possa fare un investimento alternativo, tra cui appunto quello in arte.

Per quanto riguarda l’arte antica invece posso dirle che dal punto di vista finanziario è quella meno soggetta alle oscillazioni di mercato e viene vista come una sorta di bene rifugio, alla stregua dell’oro, siccome ha valori molto segmentati. C’è una bassa correlazione tra l’andamento delle Borse e questa tipologia di arte. Se ad esempio acquisto un quadro antico a 50 milioni è probabile che il prezzo non cambi di molto.
L’unico problema che può sorgere è che il bene non sia di facile liquidabilità, ma pensiamo al caso in cui delle azioni non rendano come ci aspettavamo; è possibile venderle ma con delle perdite ingenti”.

Arte e finanza: mercato estero e mercato italiano

Il mercato dell’arte in Italia occupa solo l’1% di quello mondiale, ma vantiamo artisti top-price come Modigliani e Fontana che ci permettono comunque di essere guardati con attenzione anche dal mercato straniero.
Il resto del mercato mondiale dell’arte si svolge per il 25% in America, per il 20% in Cina e per il 20% nel Regno Unito. Tutti gli altri mercati, compresi Francia e Germania (3-4%), sono piccoli e frammentati.”

Arte e finanza: Wopart 2019

“Vorrei dirle inoltre il mio pensiero riguardo a Wopart, la fiera internazionale dell’arte su carta, che si terrà a Lugano dal 19 al 22 settembre.
Lo reputo un momento importante della stagione delle fiere artistiche. E non dimentichiamoci che nel corso delle fiere avviene la metà degli scambi totali che riguardano il mercato privato dell’arte. Questi eventi sono quindi un momento fondamentale per l’arte contemporanea, quasi allo streguo delle gallerie.

Ritengo la scelta di Paolo Manazza, ideatore di Wopart, intelligente oltre che interessante e le spiego il perché.
Mancava una fiera che trattasse il settore delle opere su carta, in una location molto vicina al territorio italiano. Inoltre fare concorrenza alle grandi fiere internazionali che trattano ogni genere di opera d’arte è complesso; focalizzandosi su un settore così specifico è stato possibile ritagliarsi uno spazio importante e diventare una manifestazione di spicco.

Concludo poi dicendole che la carta oggi è vista come supporto anche per la realizzazione delle opere finali. È il caso ad esempio del progetto “omnia vanitas” di Antonio Guccione, che ho curato personalmente e sarà esposto a Wopart 2019.
Guccione è un fotografo di fama internazionale e Wopart porta anche un settore come quello fotografico ad ampliare i suoi contorni, per farlo diventare centrale nella dinamica delle fiere internazionali. Ogni forma d’arte merita di avere una vetrina adeguata. Per me Wopart è anche questo”.

 

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